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ARLECCHINO, SERVO DI DUE PADRONI
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Arlecchino, servo di due padroni
Bukharin e l'economia politica
E i presunti bukhariniani attuali
Gatovskij, vecchio leone
A Gatovskij quello che è di Gatovskij
Source


Arlecchino, servo di due padroni
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Nell'articolo «Gli equilibri non equilibrati esploderanno», apparso nel numero 10 di quest'anno, siamo incorsi in un errore di carattere storico che ci sentiamo in dovere di correggere. Questa precisazione non é dettata dal desiderio di provare la nostra «erudizione» o la nostra «onestà intellettuale», qualità alle quali un rivoluzionario, proprio in quanto le possiede, non attribuisce alcuna importanza, mentre, in una società intellettuale formata da bugiardi coscienti e di ignoranti incoscienti, noi non ci sentiamo assolutamente tenuti a provare extra moenia la veridicità delle nostre affermazioni: lo facciamo soltanto perché la suddetta correzione ci è utile, al fine di chiarire alcune questioni teoriche.

L'errore è questo. Nel nostro articolo, E. Varga e S. G. Strumilin, i giovani leoni dell'economia politica russa Gatovskij, Lieberman, Kantorovic e Nemscinov. Ora è vero che Lieberman, Kantorovic e Nemscinov sono «giovani leoni», mentre L. M. Gatovskij, al contrario, non solo é un «vecchio leone», ma può vantare titoli più illustri di un Varga e di uno Strumilin.

Perché ci teniamo a precisarlo? Perché, come Karl Marx, dopo avere compiuto la sua analisi logica e storica del modo capitalistico di produzione nei primi tre libri del capitale, ci ha fornito nel Quarto la «storia della teoria», così deve essere possibile al nostro Partito, dopo avere definito ed analizzato la struttura economica e sociale russa da un punto di vista logico e storico, fornire uno studio dell'evoluzione dell'economia politica russa, una storia della teoria, dal 1930 ad oggi. Evidentemente, lo stesso studio dovrà essere intrapreso (e già è stato impostato nelle riunioni di studio di Asti «Vulcano della produzione o palude del mercato?» di Cosenza - Ravenna - Piombino, «Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza storica e nella dottrina di Marx») per quanto riguarda l'evoluzione della teoria economica in Occidente.

L. M. Gatovskij deve essere definito un «vecchio e illustre leone», perché negli anni 1930-1931 fu il vero «economista di stalin». E' noto che il teorico dell'economia politica sovietica, dal 1919 al 1930, fu Nikolaj Ivanovich Bukharin. Introduciamo alcuni chiarimenti su Bukharin, perché è in atto su scala nazionale e internazionale un'operazione di spudorata falsificazione nei suoi riguardi. Ad esempio, l'ineffabile signora Lisa Foa, richiamata nel nostro articolo, viene presentata dagli esperti degli uffici-studi del P.C.I. come una «bukhariniana»! E' necessario reagire a queste falsificazioni, e lo faremo in articoli appositi e in uno studio sull'evoluzione dell'economia politica russa. Intanto, osserviamo subito che Bukharin fu il teorico dell'economia politica sovietica (non russa!).

Bukharin e l'economia politica
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Dal 1919 al 1930 tutti i marxisti, Bukharin compreso, sostengono che non esiste e non può esistere una economia politica del socialismo. L'economia politica studia le categorie del modo capitalistico di produzione: il Capitale è la critica dell'economia politica: la rivoluzione comunista muta le armi della critica, contenute nel capitale, nella critica delle armi, nella distruzione delle categorie dell'economia politica.

Bukharin sostenne che si dovesse parlare non di una economia politica del socialismo (contraddizione assurda, propria di stalinisti e post-stalinisti), ma di una teoria economica (più che di una economia politica) del periodo di transizione dal capitalismo al socialismo. L'opera classica di Bukharin a questo riguardo è, come noto: «L'economia del periodo di transizione. Parte Prima. Teoria generale del processo di trasformazione». Essa fu pubblicata a Mosca nel 1920, e fu tradotta, fra l'altro, sulla rivista teorica del Partito Comunista d'Italia, «Rassegna Comunista» nel 1921-1922.

Quest'opera di Bukharin fu criticata da Lenin, le cui note a margine furono pubblicate in «Leninskij Sbornik», Tomo XI, Mosca 1929, pp. 345 - 403. Non è inutile ricordare che il 1929 è l'anno del grande attacco stalinista a Bukharin su tutti i fronti, filosofico economico e politico, dopo la distruzione precedentemente avvenuta dell'opposizione di Sinistra russa e internazionale. Ora, prima di chiarire in base a quale falsificazione spudorata alcuni specialisti kruscioviani (ad es. Lisa Foa) si piccano di bukharinismo, e prima di ritornare a L. M. Gatovskij, vogliono riportare due passi dell'opera di Bukharin e la critica che ne fece Lenin. In questo modo rimetteremo al loro posto Lenin e Bukharin da una parte, Stalin-Gatovskij-Varga-Strumilin-Lieberman-Kantorovic dall'altra.

Scrive Bukharin:
«
La merce può essere la categoria di base solo in quel sistema in cui essa rappresenta un bene sociale permanente e non accidentale, fondato su di una produzione anarchica. E, nella misura in cui l'irrazionalità del processo di produzione scompare, cioè nella misura in cui alla spontaneità si sostituisce un regolatore sociale cosciente, la merce si trasforma in prodotto e perde il suo carattere commerciale». (op. cit. p. 134).
Nota di Lenin su questo ultimo punto:
«
Inesatto: essa si cambia in «prodotto», ma in modo diverso. Etwa: in prodotto che entra nel consumo sociale per altra via che non il mercato». (op. cit. p. 388).

Ricordiamo che l'opera di Bukharin apparve nel 1920, prima dunque della N.E.P., prima della sconfitta bolscevica nella guerra russo-polacca, quando la rivoluzione comunista sembrava imminente in Europa, e il bolscevismo sperava di lanciare un ponte fra il Comunismo di guerra e il potere proletario in Europa. Sull'atteggiamento di Bukharin nei confronti della N.E.P. e dei Piani Quinquennali dopo la morte di Lenin, abbiamo parlato a lungo in «Struttura economica e sociale della Russia d'oggi» - Parte Seconda. E' possibile anche trovare una sintesi in «Bukharin: Note di un economista», pubblicate da Bertram D. Wolfe in: «Kruscev and Stalin's Ghost», Appendix D. Comunque, nei due passi sopra riportati, Lenin e Bukharin, come ogni marxista, sono d'accordo nel sostenere che nell'economia socialista la produzione di merci scompare, i prodotti perdono il loro carattere di merci.

La critica di Lenin è peraltro rigorosa e attuale, e si ricongiunge in qualche modo alla polemica Lenin-Bukharin del 1919 intorno al Programma del Partito, polemica che verteva sulla natura del capitalismo e dell'imperialismo e che abbiamo richiamato più volte, in particolare nella Parte Seconda di «Struttura Economica e sociale della Russia d'oggi». Lenin critica in Bukharin l'uso continuo di parole come razionalità e irrazionalità, spontaneo e cosciente, regolatore sociale cosciente, ecc. in cui vedeva giustamente la possibilità di una gravissima deviazione teorica. Le aberrazioni teoriche di coloro che in questo dopoguerra hanno scoperto la fine del vecchio capitalismo di Marx, hanno svincolato lo Stato dall'economia e hanno liberato la burocrazia dallo Stato, dimostrano una volta di più il rigore teorico di Lenin.

Veniamo ora alla seconda citazione. Scrive Bukharin:
«
Nel sistema della dittatura del proletariato, gli operai ricevono la loro parte del prodotto sociale, e non un salario». (op, cit. - p. 135 -).

Annota Lenin: «Esatto. Assai ben detto e senza ambiguità», (op. cit. p. 389).

Crediamo che questo sia sufficiente, per ora, a tappare la bocca a stalinisti, kruscioviani, maoisti, e sedicenti «trotzkisti», per i quali il lavoro salariato non è un rapporto di produzione capitalistico, non è una categoria del capitalismo, ma è un neo, una «nuance» insignificante. Per quanto riguarda i sedicenti «trotzkisti», ricordiamo inoltre che il vero teorico economico dell'opposizione Russa non fu Trotzkij, ma E. A. Preobrazhenskij, autore fra l'altro del libro «Nuova Economia» (Mosca 1925) e dell'articolo «La legge del valore nell'economia sovietica» pubblicato sul «Vestnik Kommunisticeskoj Akademii» 1926 - N. 14 e riprodotto in «Ob ekonomiceskom platforme oppozicii» - 1926 - p. 79-155 (articolo discusso nei giorni 21 - 26 - 29 Gennaio 1926, discussione riportata nella stessa opera pp. 156 - 284). Ora, nella stampa sedicente trotzkista, mentre si trovano ampie trattazioni sulle opere di Volponi, Salinari, Pasolini, Evtuscenko, voi cercherete invano un solo accenno a E. A. Preobrazhenskij (per non parlare delle opere di Trotzkij tolte dalla circolazione e sotterrate nella tomba del più nero silenzio; «operette» come il «1905», «Terrorismo e Comunismo», «Le lezioni dell'ottobre»!!!).

E i presunti bukhariniani attuali
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Ritorniamo ora ai nostri «specialisti» kruscioviani, e vediamo in che modo essi riescono a definirsi bukhariniani. Per Bukharin, ogni società è sottomessa alla «legge della spesa per il lavoro», o «legge dell'equilibrio fra la produzione e il consumo». Bukharin si riferiva evidentemente agli schemi numerici della riproduzione nella III Sezione del II Libro del «Capitale». Ora, la questione fondamentale è il modo in cui in una determinata forma della produzione questo «equilibrio fra la produzione e il consumo», fra i due settori della produzione e riproduzione sociale, viene raggiunto. Che il modo capitalistico di produzione raggiunga questo equilibrio attraversò il gonfiamento del settore I, attraverso lo sperpero del capitale fisso, attraverso il gioco delle categorie classiche del capitalismo - capitale, lavoro salariato, plusvalore, profitto, rendita –, e che nell'economia socialista le cose vadano in tutt'altro modo, questo interessava molto a Bukharin, ma non interessa per nulla ai bukhariniani moderni. Non è un caso che questi «bukhariniani» siano gli assassini di Bukharin! Costoro credono di potersi definire «bukhariniani», soltanto perché si rifanno agli schemi della riproduzione, e li applicano all'economia russa!

Veniamo ora al secondo punto, in base al quale gli «specialisti» kruscioviani credono di potersi definire «bukhariniani». Le «cifre di controllo» rimesse in onore da Krusciov non sono una assoluta novità, ma risalgono al 1927, anno in cui furono sostituite dal sistema dei «bilanci» e dai Piani Quinquennali. E' noto che tutta la scienza degli «specialisti» si fonda sui «si dice», cioè sulle «leggende». Una di queste leggende racconta che un certo N. I. Bukharin nutrì una specie di opposizione nei confronti dei Piani Quinquennali di Stalin. Sembra che anche Krusciov sia contrario alla pianificazione «volontaristica» dell'era staliniana. Perché non concludere che Nikita Krusciov è un «bukhariniano»? Per caso, ci troviamo davanti agli occhi una fotografia di Krusciov e una fotografia di Bukharin. E non possiamo tralasciare di proporre ai lettori questo grottesca avvicinamento fra le due figure: tra la barba fine, il naso lungo e diritto, la fronte alta e stempiata, l'abito semplice, gli occhi e le labbra assorti nella lettura del «Capitale», da una parte; e dall'altra parte la risata grassa, il naso schiacciato, il gestire volgare, l'abito vistoso e pacchiano, i brindisi con Kennedy, i proverbi ucraini. E non possiamo non ritrovare in questo grottesco avvicinamento tutta la volgarità di una borghesia arrivata e sicura di sé: non possiamo non ritrovare la volgarità che contraddistingue ogni borghesia in ogni tempo, in ogni paese: non possiamo non trarne una ennesima prova del fatto che la borghesia non è soltanto la più infame, ma anche la più stupida classe della storia umana.

Ma questo avvicinamento non è soltanto grottesco: è infame, e questa infamia si regge sull'assassinio di Bukharin. Perciò non possiamo accontentarci di mettere in luce il carattere grottesco dell'avvicinamento di cui sopra, ma dobbiamo rimettere ordine nelle questioni teoriche. Perché Bukharin si oppone ai Piani Quinquennali di Stalin? Perché, avendo compreso le critiche di Lenin nei suoi confronti, combatteva «il feticismo del piano». E quando nelle «Note di un economista» sopra ricordate rinfacciava questo feticismo a stalinisti e trotzkisti, egli, malgrado i suoi numerosi errori, dimostrava di essere ottimo profeta. Dimostrava di prevedere la capitolazione di E. A. Preobrazhenskij, il teorico della «accumulazione socialista primitiva» e dei «due regolatori», nei confronti di Stalin. Preobrazhenskij, come tutti i marxisti russi, si riscattò in seguito e scomparve in una delle famose «purghe». Ma la sua capitolazione non era dovuta a vigliaccheria, come credette Trotzkij, bensì alla confusione esistente nell'opposizione russa e nello stesso Trotzkij, così come il ruolo giocato da Bukharin nel 1926 in sostegno di Stalin e della teoria «della costruzione del socialismo in un paese solo» non era dovuto a fame burocratica di potere, ma era il logico punto di arrivo di tutti gli errori teorici già denunciati in lui da Lenin. In ogni caso, la definizione data da Bukharin in un articolo sulla «Pravda» (N. 153 - 1926) dell'economia russa:
«
combinazione dell'industria dello Stato proletario e dell'economia contadina»,
è perfetta, e noi potremmo ripetere il commento di Lenin:
«
Esatto. Assai ben detto e senza ambiguità».

Senza ambiguità, perché, se la funzione politica dello Stato sovietico si muta, in seguito ad una controrivoluzione, da funzione proletaria in funzione borghese, come avvenne attraverso lo stalinismo, la definizione di Bukharin diviene questa:
«
Combinazione dell'industria dello Stato capitalista e dell'economia contadina».
Bukharin nei suoi ultimi scritti si soffermò particolarmente sull'aspetto politico della struttura economica russa, richiamando l'avvertimento di Lenin (Testamento) secondo il quale il potere sovietico si reggeva sulla forza proletaria e sulla forza contadina, e facendo presente il pericolo che questo equilibrio politico si rovesciasse a favore della forza contadina attraverso i piani quinquennali.

Ora, avvenne precisamente questo. Bukharin, presentato nelle «leggende» come sostenitore dei kulak, prevedeva, come Lenin e Trotzkij, l'espropriazione dei kulak e una fase di «industria dello Stato proletario» nella campagna russa. Stalin il «collettivizzatore», «l'industrializzatore», arrivò a sancire nella costituzione del 1936 l'eternità giuridica dell'economia contadina. L'equilibrio politico era stato spezzato attraverso i Piani Quinquennali, come previde Bukharin, a favore dei contadini e della borghesia internazionale. Gli avvenimenti successivi al 1936 rappresentano la prova storica della vittoria della controrivoluzione in Russia. Nel 1952, dunque, la definizione esatta della struttura economica russa era:
«
Combinazione dell'industria dello Stato capitalista e dell'economia contadina».
Questa era la definizione fornita dal nostro Partito nel «Dialogato con Stalin» attraverso la formula dell'industrialismo di stato. Dal 1952 ad oggi, la validità di tale formula è stata provata dallo sviluppo di un capitalismo di tipo primario nell'economia contadina.

Gatovskij, vecchio leone
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Ristabilito così un certo ordine per quanto riguarda le tesi sostenute da Bukharin, ritorniamo al sig. L. M. Gatovskij, dal quale eravamo partiti. Nell'articolo precedente, avevamo ricordato che Gatovskij, oggi kruscioviano puro, rimproverava a Stalin una concezione della pianificazione «volontaristica, idealistica», contrapponendo ad essa la pianificazione «scientifica» di Krusciov. Questo articolo non ha il compito di far luce sulla scientificità della pianificazione kruscioviana, ma di richiamare alcuni concetti teorici e storici indispensabili ad uno studio della teoria economica russa.

A questo fine, ricordiamo ai sedicenti «bukhariniani», nonché assassini di Bukharin, che il punto di riferimento della «pianificazione scientifica» di Krusciov non è, e non può essere, Bukharin, per le ragioni sopra riferite. Anzitutto, i nostri esperti ignorano anche i termini esatti della questione. Se non fossero degli ignoranti, e se non possedessero la virtù di accoppiare l'ignoranza alla malafede, essi dovrebbero parlare di pianificazione «genetica» e «teleologica».

Perché essi si vantano di ritornare alle «cifre di controllo» del 1927, dovrebbero sapere che a proposito delle cifre di controllo e dei Piani vi fu nel 1925-1927 in Russia una polemica fra sostenitori del metodo genetico (cifre di controllo) e del metodo teleologico (bilanci) per quanto riguarda la pianificazione. Questa polemica non intercorse fra marxisti, ma fra specialisti. La prova della nostra affermazione è questa: né i sostenitori del metodo genetico e delle cifre di controllo (Kondratzev - V. Roman - Bazarov) né i sostenitori del metodo teleologico e dei Piani Quinquennali (S. G. Strumilin) furono eliminati nelle famose purghe, né da Stalin, né da Krusciov.

Inoltre, è falso che Stalin abbia rappresentato sempre e comunque la panificazione «volontaristica, idealistica», o meglio «teleologica», come afferma L. M. Gatovskij. Il sig. L. M. Gatovskij è un bugiardo e un ciarlatano, per questo semplice motivo. Nel 1947 N. Voznesenskij pubblicò un libro intitolato: «L'economia di guerra in U.R.S.S.» (trad. franc. - Ed. Médicis - Paris - 1948 - 140 pag.). Intorno a questo libro si svolse una polemica interminabile, conclusa nel 1952 da Stalin con i «Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S.» attraverso la condanna di Voznesenskij. Che cosa sosteneva dunque N. Voznesenskij?

Lo facciamo dire a M. Suslov:
«
Di fatto, l'opera di N, Voznesenskij ha ostacolato l'elaborazione dei problemi dell'economia del socialismo. Essa ha portato ad una confusione di concezioni volontaristiche sulla funzione del piano dello Stato...», («Kommunist» - N. 2 - 1953).

Insieme a N. Voznesenskij, quali altri economisti furono condannati nel 1952 per aver lodato la sua opera e aver
«
portato ad una confusione di concezioni volontaristiche sulla funzione del piano dello Stato...»?
incredibile, ma vero. Gli economisti condannati insieme a Voznesenskij furono: P. Fedoseev (allora direttore del «Bolscevik» , sul quale apparve un resoconto elogiativo dell'opera incriminata); A. Kurskij, G. Sorokin, L. M. Gatovskij.

Il sig. Gatovskij fa come i gatti: nasconde sotto terra i suoi escrementi. Ma lo strato di terra è tanto sottile, e i suoi escrementi putono in modo così smisurato, che noi siamo costretti per punirlo ad immergergli il muso ferino nei nobili prodotti della sua intelligenza cosciente.

La questione non si esaurisce però qui. Nel 1936, pochi mesi prima della Costituzione staliniana, si svolse una polemica fra S. G. Strumilin, N. Corgolov e A, Notkin. S. G. Strumilin, antico sostenitore del metodo teleologico nella pianificazione, come abbiamo visto, pubblicò tre articoli (apparsi in «Problemy Ekonomiki» N. 6 - 1936) in cui l'U.R.S.S. viene considerata come
«
un'unità economica più alta, come una combinazione unica»,
alla testa della quale si trova per dirigerla «la sfera del governo». Le tesi di Strumilin furono allora condannate, e Stalin ribadì questa condanna in modo aspro contro D. Jaroscenko nel 1952. Tutto questo è stato richiamato per dimostrare la falsità delle leggende nelle quali Stalin viene presentato come sostenitore della pianificazione «volontaristica, idealistica». Stalin fu il rappresentante politico della classe contadina e della borghesia russa e internazionale. In uno studio sulla teoria economica russa, dimostreremo fra l'altro che la concezione staliniana dello Stato e della sua funzione si apparenta alla concezione che aveva in argomento.... Camillo benso conte di Cavour. Altro che burocrazia, altro che capitalismo burocratico, altro che totalitarismo mondiale!

A Gatovskij quello che è di Gatovskij
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Sistemate queste questioni, dobbiamo, come abbiamo promesso all'inizio, rendere a Gatovskij ciò che è di Gatovskij. Dobbiamo chiarire i suoi meriti reali. Gatovskij fu l'economista di Stalin negli anni 1930-1931 (non in seguito, perché nel 1952, come abbiamo visto, Stalin lo prese a calci). Ora il merito di Gatovskij, esposto brevemente, fu quello di introdurre per primo nella teoria economica russa il concetto della «costruzione del socialismo in un solo paese». Nel 1931, («Problemny Ekonomiki» N. 1, 1931) egli scriveva:
«
Criticare sistematicamente gli orientamenti dei restauratori borghesi, trotzkisti e opportunisti di destra».
Questa è tutta la farina del sacco di Gatovskij: crusca di Stalin. Che oggi Gatovskij, e altri specialisti del suo calibro, critichino Stalin e si picchino di flirtare con Bukharin in segreto (con un restauratore borghese!!), è cosa prevista nel curriculum di ogni funzionario statale. Ciò che i nostri funzionari statali non prevedono, è che il proletariato rivoluzionario chiederà loro conto un giorno dei modi e dei tempi di questo curriculum.

Detto questo, vogliamo aggiungere ancora una precisazione utile per uno studio della teoria economica russa. Il difetto delle opere di Bukharin e di Preobrazhenskij, è che in esse i problemi teorici generali del periodo di transizione del capitalismo al socialismo si intersecano con i problemi della doppia rivoluzione russa, generando non poca confusione. Alla base di questo studio devono quindi essere posti due testi classici: l'opera di Lenin sull'«Imposta in natura», per quanto riguarda i problemi della doppia rivoluzione russa: l'opera di A. Bordiga, «La Questione agraria», per quanto riguarda il periodo di transizione in generale.

Source: «Il Programma Comunista» - 4 Agosto 4 Settembre 1963 - N. 15

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