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L’ELETTORALISMO, POTENTE SEDATIVO IN MANO ALLA BORGHESIA DOMINANTE


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L’elettoralismo, potente sedativo in mano alla borghesia dominante
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L’elettoralismo, potente sedativo in mano alla borghesia dominante

Le elezioni amministrative si sono appena tenute in Francia, e le sinistre democratiche hanno avuto la loro «rivincita» conquistando il municipio di Parigi, tradizionalmente in mano alla destra conservatrice.

È lontanissimo il tempo in cui il municipio di Parigi veniva conquistato armi alla mano dai comunardi del 1871 che dimostravano per la prima volta nella storia del movimento proletario quale fosse la vera, ed unica, via da percorrere per iniziare il processo storico dell’emancipazione proletaria dalla schiavitù salariale del modo di produzione capitalistico. Deviare le masse proletarie dal terreno dello scontro aperto ed armato fra le classi, soprattutto dopo l’esperienza della Comune di Parigi, divenne un imperativo categorico per ogni classe borghese dominante; ma fu un compito che affonda le sue radici nei massacri sistematici al Père-Lachaise, alla Roquette, a Mazas, alla Scuola militare, al parco Monceau, alla Muette, da parte dellasoldataglia versagliese che, dopo la caduta della Comune, dopo la tragicamente famosa domenica 28 maggio, continuò per un’intera settimana lo sterminio dei parigini: più di ventimila, e per la stragrande maggioranza non partecipanti alla difesa armata della Comune, furono passati sommariamente per le armi.
«Il suolo è disseminato dei loro cadaveri – telegrafa Thiers ai prefetti – questo spettacolo spaventoso servirà di lezione», scriverà Lissagaray nella sua famosa «Storia della Comune»[1].
E solo per il timore che la peste si diffondesse rapidamente anche ai borghesi e alla soldataglia assassina, i massacri terminarono e si iniziarono le cremazioni in massa e il seppellimento in fosse comuni. Dopo il giugno 1848, e il dicembre 1851, ci fu il maggio/giugno 1871: la moderna democrazia borghese nacque dai massacri di proletari.

Deviare le masse proletarie dal terreno della lotta di classe, per incanalarle nel pantano dell’elettoralismo, delparlamentarismo, anche dopo i grandi massacri, è stato comunque necessario per il potere borghese; e per due grandi motivi: perché il proletariato, date le contraddizioni sociali sempre più acute nonostante lo sviluppo del capitalismo, e in forza di quello stesso sviluppo, veniva oggettivamente risospinto sul terreno dello scontro di classe; e perché attraverso l’illusione di poter godere finalmente appieno anch’esso dei diritti democratici, veniva più facilmente indotto a subire e a sopportare lo sfruttamento salariale nei confini della «convivenza civile», della «vita democratica del paese».

L’arte della borghesia non sta solo nell’essere riuscita a far fare la propria rivoluzione politica alle masse dei contadini poveri e alle masse proletarie, masse destinate dall’evoluzione economica della società ad essere sfruttate e oppresse, anche se in modi differenti, dal capitalismo; sta anche nell’utilizzo del metodo democratico di governo grazie al quale ilproletariato è portato sistematicamente ad eleggere coloro che hanno per compito la conservazione e il rafforzamento della società borghese. È un’arte di governo alimentata con grande dispendio di energie e di risorse, con grande impegno di propaganda per la quale la classe borghese mobilita tutti gli strati sociali, dalla grande alla media e piccola borghesia, dagli strati di aristocrazia proletaria corrotta da miseri privilegi sociali ed economici alle chiese di ogni religione. Ma la democrazia borghese non è solo un’illusione, non è un’immagine virtuale: essa è generata dallo stesso modo di produzione borghese che di fronte al mercato rende tutti uguali, tutti venditori e compratori allo stesso tempo; che si basa sull’economia aziendale, sulla proprietà privata, sul principio dell’individualismo. La democrazia borghese intende la società come una somma di individui, ognuno con suoi criteri di scelta, con una sua coscienza, con un suo destino.

Il cretinismo parlamentare, unadelle principali caratteristiche della politica democratica borghese, consiste proprio nel considerare l’individuo singolo come il motore della storia, dei possibili miglioramenti o peggioramenti della vita sociale. Il cretinismo parlamentare non può, quindi, che realizzarsi attraverso l’Io, la Personalità, attraverso l’affermazione più maestosa del feticcio della società moderna per eccellenza: l’individuo, con le sue opinioni e le sue voglie. Ma in cuor suo, la borghesia dominante, anche se intontitadai suoi stessi inganni, sa che la realtà sociale delle contraddizioni e degli antagonismi della sua società le si rivolta inevitabilmente contro. D’altra parte, per quanta conoscenza tecnica e scientifica la borghesia abbia accumulato nel corso del suo dominio di classe, essa non riuscirà mai a capacitarsi del fatto che presto o tardi, in un paese piuttosto che in altro, nonostante le ripetute «lezioni» alla Thiers, il proletariato si ribella nuovamente alle condizioni in cui viene costretto, e si organizza non solo per difendersi ma anche per attaccare. Giugno 1848, Aprile-Maggio 1871, Ottobre 1917: sebbene oppresso e represso, il proletariato ha dimostrato storicamente di rialzare la testa, di risvegliarsi dall’intontimento democratico e prendere in mano le proprie sorti fino al sacrificio supremo. La risposta borghese è sempre stata di doppia natura: repressione brutale del movimento rivoluzionario, distruzione sistematica delle organizzazioni di classe del proletariato, in primis il partito, e poi dosi sempre più massicce dell’inquinante politico per eccellenza: la democrazia.

In Italia stiamo assistendo ad un ennesimo caravanserraglio elettorale. «Poli» contrapposti? No, non siamo di fronte acontrastanti interessi di classe! Gli interessi di classe sono esattamente gli stessi, quelli di conservazione e rafforzamento dell’ordine borghese. Da ogni parte si alza il grido del «governo forte», delle «vere riforme» da realizzare, degli indispensabili «interventi» per «rilanciare l’economia»: la differenza non sta sul piano dei contrasti di classe, ma sul piano dei contrasti interborghesi, tra differenti frazioni di borghesia che intendono spartirsi il governo politico del paese per proteggere, e svilupparsi, i propri interessi privati, gli interessi privati delle proprie aziende. Tutto il ciarpame usato per propaganda – meno tasse, pensioni più decenti, più occupazione, lotta contro la criminalità, per una sanità migliorata, una scuola più moderna, un esercito più efficiente, ecc. – serve esclusivamente per nascondere i veri interessi privati che stanno alla base delle campagne elettorali. Se poi le campagne elettorali si fanno velenose e invece di spiegare i programmi politici dei diversi contendenti si riducono all’invettiva e ai colpi bassi, ciò non dimostra altro che con il tempo la democrazia borghese si è logorata rendendosi in parte incapace di diffondere passioni ideali e sentimenti di cultura e di scienza. Col tempo, il velo, col quale la democrazia borghese nasconde la brutalerealtà del capitalismo, si lacera e lascia intravedere l’osceno spettacolo del conflitto fra interessi privati di frazioni borghesi che si combattono fra di loro per assicurarsi prebende e privilegi nella gestione della cosa pubblica, dalle casse dello Stato alle leggi da far passare in parlamento.

Berlusconi e Rutelli, e le loro differenti alleanze politiche, rappresentano sostanzialmente i due principali poli economici e finanziari contrapposti. La loro «personalità» è direttamente proporzionale alla forza dell’alleanza borghese che rappresentano. Ci sono ancora residuati dell’opportunismo socialdemocratico che vedono in questa contrapposizione l’urto fra una sinistra e una destra come si trattasse dell’antico aut aut: o democrazia o fascismo. Per ridare vigore al metodo democratico e parlamentare serve anche – e non sarebbe la prima né l’ultima volta – sventolare lo spauracchio del revanscismo fascista, il timore che una destra non dichiaratamente fascista apra comunque le porte al fascismo. E cosa c’è di più caro al mondo per gli opportunisti di ieri e per i collaborazionisti di oggi, se non la democrazia? Dunque, col pretesto di combattere il pericolo che il governo cada nelle mani della «destra», tutti i «sinceri democratici» si danno la mano e vanno a votare la «sinistra», per quanto moderata e poco propensa ad attuare davvero quelle riforme che sono ritenute decisive per aprire la strada ai miglioramenti delle masseproletarie.

Vinca la coalizione che sostiene il miliardario Berlusconi, oppure la coalizione che sostiene il benestante Rutelli, le reali condizioni di vita e di lavoro delle masse proletarie non saranno difese, né tantomeno migliorate.

I proletari, in questo lunghissimo sonno della loro combattività, si accorgeranno presto di essere andati ad eleggere per l’ennesima volta coloro che hanno il compito di mantenere ed acuire il tasso di sfruttamento salariale grazie al quale i capitalisti accumulano gigantesche masse di profitti. E, sebbene in tempo di cosiddetta pace, quei profitti grondano in realtà di sangue proletario: alle migliaia di morti per incidenti sul lavoro, o sulla strada si aggiungono le migliaia di morti per tumore o per disperazione, alle migliaia di morti per alcolismo si aggiungono le migliaia di morti a causa delle guerre locali. Il mondo borghese è lastricato di cadaveri. L’individuo, così osannato dall’ideologia borghese, si riduce in verità ad essere un semplice numero, un mucchio d’ossa di nervi e di muscoli atto alla schiavitù salariale, ad essere sfruttato per rimpinguare di profitti le banche e le borse di tutto il mondo, ad essere immolato al dio Mercato, al dio Capitale.

I proletari, ai quali le massicce dosi di democrazia hanno distrutto le difese immunitarie che le lotte di classe di ieri avevano creato, sono oggi ridotti all’impotenza; e non esistono vaccini, nonesistono terapie particolari da distribuire ad ogni proletario affinché il suo organismo riproduca quelle difese immunitarie che lo garantiscano da eventuali ricadute nell’uso abituale della droga democratica. L’unica possibilità non sta nell’individuo, non sta nell’eroe, nel genio, nel grande personaggio; sta invece nella brutale realtà materiale della società borghese che non può svincolarsi dalle contraddizioni sociali e dagli antagonismi di classe che la caratterizzano. Per risvegliarsi da decenni di rincoglionimento democratico, il proletariato dovrà con ogni probabilità essere scosso da terremoti economici e sociali di grandi dimensioni e di grande profondità; allora si renderà conto che continuare ad essere massacrato nelle galere del lavoro salariato e nei campi di guerra, senza lottare per se stesso, è diventata una cosa del tutto insopportabile: Il mondo borghese diventerà troppo stretto, troppo limitato, troppo opprimente; dovrà per forza saltare in aria e perciò stesso libererà le energie proletarie ad un nuovo ciclo storico di lotte di classe e rivoluzionarie: il vulcano della produzione capitalistica aprirà così i suoi crateri al violento e infuocato magma proletario. Allora i proletari massacrati in tutto il mondo troveranno la risposta di classe che la storia riserva loro. E al diavolo i parlamenti borghesi e le schede di voto.

Notes:
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  1. Cfr. P.-O. Lissagaray, «Storia della Comune», Editori Riuniti, 1962, p.450[⤒]


Source: «Il Comunista», № 75, Aprile 2001

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