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ANCORA AMERICA


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Ancora America
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Ancora America

L’atmosfera dell’Europa, greve e torbida ancora dei fumi della guerra, è piena della polemica sull’America, sugli aiuti dell’America, sulle intenzioni dell’America.

Le stragi belliche non hanno disaffollato gli stomaci nella parte del pianeta di popolazione più addensata e più antica; la vecchia Europa ha fame, non ha abbastanza da mangiare, non produce più viveri a sufficienza, non ha più la forza di una volta per andarne a predare nelle altre quattro parti del mondo.

Ed ecco che la ricca America anticipa, e pianifica l’ulteriore anticipazione. Si tratta di oro, di valuta, di titoli di reddito, di tutte le altre stregonerie geniali ed idiote del mercantilismo? Si tratta in sostanza di sussistenze, nel senso più lato, non essendo sussistenza solo ciò che entra per la bocca.

Queste sovvenzioni in viveri rappresenterebbero l’apice di generosità di cui é capace il capitalismo. Si partì dal regime del cash and carry, paga e porta via, o, se vuoi mangiare, paga il conto prima di essere servito. Poi si passò alla legge di affitto e prestito, ossia, con un senso di larga fiducia, si consegnarono le merci facendo credito al compratore.

L’oste di oltre Atlantico ci faceva un abbonamento ai pasti. In fine é venuta I'UNRRA, ossia si regala senza nemmeno annotare il debito, il ricco trattore fa pranzare l’affamato per amor di Dio.

Chi conosce appena gli elementi della visione marxista dell’economia sa da tempo che la graduazione di merito va fatta alla rovescia. I tre metodi presentano successivamente un grado maggiore di sopraffazione e di sfruttamento che il ricco esercita sul povero.

L’Europa nella devastazione dei suoi impianti produttivi conserva crescente una sola delle forze della produzione, la massa lavoratrice.

L’America non ha subito distruzioni, le industrie ed ogni altro impianto sono intatti, tutto il suo capitale costante é integro.

Il capitale costante rappresenta l’eredità che le generazioni passate col cumulo secolare dei loro sforzi di lavoro tramandano alle successive. Sulla strada di questa successione si accampa il privilegio di classe, poiché i miliardi di giornate-lavoro lasciate dai morti non appartengono a tutti i vivi ma ad una piccola minoranza.

Tale rapporto giuridico servirebbe poco ai satrapi del capitale ove essi disponessero del solo capitale costante: ben potrebbero contemplare le foreste di macchine immote e di spente ciminiere, non sfuggirebbero essi stessi alla morte per fame.

Il capitale costante deve integrarsi, perché si generi il profitto e si continui l’accumulazione della ricchezza, di capitale variabile, ossia di lavoro umano, in quanto l’ingranaggio economico consente ai monopolizzatori degli impianti di anticipare le sussistenze dei lavoratori rimanendo beneficiari di tutto il prodotto dalla combinazione tra impianti e lavoro.

Fin quando nel classico capitalismo delle libere aziende tutto questo si svolge in tante isole economiche, il padrone del capitale costante non solo non ha bisogno di anticipare le sussistenze, ma sono gli operai che gli anticipano una settimana o una quindicina di lavoro. Se essi potessero senza crepare anticiparne un anno o quanto occorre per intero ciclo di trasformazione delle materie prime, nei casi in cui é periodico, la legge e la morale borghese avrebbero sancito volentieri questo rapporto.

L’evolversi del capitalismo ha condotto le aziende a divenire sempre più interdipendenti, ed il problema della fecondazione del capitale fisso da parte del capitale salari viene pianificato dalla borghesia su scala mondiale.

La guerra attuale ha in certo modo allontanati tra loro i due generatori del profitto capitalistico e per riavvicinarli, sola condizione che permetterà di riportare al massimo di giri le ruote della macchina dello sfruttamento, occorrono imprecisabili intervalli di attesa.

Per superarli senza che la massa delle braccia produttrici si assottigli e si disperda il capitalismo costruisce un apparato che anticipa sussistenze alle popolazioni affamate.

Tale anticipo presentato come un dono, appunto perché la parte che veramente produce profitto é il capitale sussistenze, verrà ritirato a condizioni dieci volte più strozzinesche di quelle che corrispondevano al caso di pagamento per contanti, e a quello successivo dell’accensione di un regolare conto a debito del vacillante capitale europeo.

La letteratura del nascente tempo borghese inorridiva di Shylok che convertiva il suo effetto di credito contro il nullatenente nel diritto di tagliargli dalla persona un pezzo di carne, ma oggi l’intelligente capitalismo lo tiene invece in piedi con una scatoletta di meat and vegetable. Cosi l’afflato della cristiana e illuminata civiltà mercantile che, scorrendo i mari, mosse dai nostri lidi alla conquista del mondo, ci ritorna ingentilito dal Far West.

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Dopo l’altra guerra perduta dalla Germania chi percorreva quel paese militarmente prostrato nelle battaglie combattute sui territori altrui restava stupito dalla integrità dei possenti impianti moderni che una acceleratissima industrializzazione aveva attuato in pochi decenni. La foresta di ferro e di cemento armato piantata nel suolo rappresenta il capitale costante in cui si cristallizza il lavoro delle generazioni, è una riserva come il carbone fossile delle foreste vegetali sepolte nei millenni geologici.

Se lo Spartaco proletario, anziché cadere sgozzato ad opera di quelli che si erano dati a fare della Germania una perfetta democrazia, a simiglianza dei marxisti rinnegati di oggi, avesse potuto afferrarla nelle tenaglie della rossa dittatura, sorella a quella di Russia, forse l’imperialismo non avrebbe potuto trascinare il mondo in un altro bagno di sangue.

I conquistatori della Germania, che erano in realtà i conquistatori dell’Europa, si sono ben guardati dal proclamare il V-day, il giorno della vittoria, prima di avere percorso tutto il territorio del vinto, già straziato dai bombardamenti, tanto per controllarne la residua consistenza di impianti produttivi che per impedire le convulsioni rivoluzionarie nelle masse sacrificate.

Ma non è solo capitale costante tedesco quello che è stato spiantato. Il rapporto di forze economiche e quindi di dominazione politica sorge nello stesso modo per i paesi che hanno bruciata la loro attrezzatura tecnica nel combattere contro la Germania, come l’Inghilterra e la Russia. Le masse di questi paesi dovranno lavorare follemente per ricolmare il vuoto prodotto in ciò che i borghesi chiamano ricchezza nazionale. In questo investimento grandioso di capitale variabile si genereranno per il capitale ricostruttore profitti giganteschi. Ma il ciclo non si può avviare senza anticipi e per ora non abbiamo uno spettacolo di intenso lavoro, ma di disoccupazione e di fame. Chi con la forza del proprio attrezzamento intatto può anticipare i dollari e le scatolette diventa il padrone e lo sfruttatore delle masse europee schiavizzate.

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La campagna contro l’America, ossia contro il mostro statale plutocratico che tiene anche i nostri compagni proletari di America, vittime non ultime della tremenda crisi, sotto il suo classico tallone di ferro, non potrebbe essere condotta con speranza di successo contro la mobilitazione proteiforme di mezzi di ogni genere, che riempirà spettacolosamente di sé gli anni che stiamo per vivere, se non da un movimento e da un partito rivoluzionario coerente. Da un partito internazionale che non avesse spezzato la cordata della teoria della organizzazione e della tattica che doveva direttamente ascendere verso la rivoluzione totalitaria.

Male potranno i liquidatori di Internazionali riaccendere da comitati di provincia la fiamma della lotta operaia contro l’imperialismo, la cui centrale mondiale agisce oramai fuori di Europa.

Per poter contrapporre a questo strapotere mondiale una resistenza paragonabile con le sue spietate risorse, bisognava non aver pascolato per tutti gli anni di guerra col gregge della imbecillità borghese d’Europa invocante dalla forza industriale e militare di America la salvezza suprema.

Bisognava non aver avuto della lotta proletaria una concezione che ammettesse in un primo periodo l’alleanza con il nazismo al fine di fare alcuni passi nell’Europa orientale, e in un secondo la guerra contro quello e la non meno disonorante alleanza con le democrazie capitalistiche nella illusione di fare altri passi fino a Berlino.

Se si trattasse non di una conquista di marescialli ma dell’incendio della rivoluzione si saprebbe che questo deve attaccare nello stesso tempo tutte le strutture, in ogni paese, del potere della borghesia.

Quindi la campagna internazionale antiamerica che si inscena con accorti passi – inguaribilmente progressivi – dagli ex comunisti di Mosca parte battuta.

Essa nel suo cauto avviarsi lascia largo adito alla eventualità, non esclusa in principio, che si rifiuti il piano Marshall non perché esso é la suprema espressione della sopraffazione di classe, rispetto a cui le fanfaronate degli Hitler e dei Mussolini erano giochi da ragazzi, ma solo perché nei suoi capitoli di credito quello relativo alla Russia e paesi soggetti si cifra troppo basso.

E infatti vediamo in Italia dichiararsi, quando i delegati americani fanno presente che sarebbe la fine se si spezzasse il rosario di navicelle che cariche di grano si stendono tra i due lidi dell’Atlantico, che non si tratta di rifiutare i soccorsi.

Non vi sarebbe invece altra parola di battaglia proletaria, contro la ricostruzione di Europa secondo Marshall, che il rifiuto.

Quando nella contesa per la remunerazione del lavoro l’operaio fa ricorso allo sciopero, metodo che per qualche anno ancora i rinnegatori di tutto non hanno tuttavia liquidalo, esso risponde alla elargizione di una scarsa quota di sussistenze proprio col rifiuto di quelle che gli restano.

Ma la consegna di Belgrado é di fare sabotaggio alla influenza di America anche con l’azione «governativa», ossia dal di dentro dello Stato. Non hanno abbastanza provato i cicloni storici di questa ultima guerra che lo Stato é una potenza unitaria e non divisibile in fette! E per fare azione governativa occorre successo elettorale.

Di qui le posizioni anfibie e le tattiche di graduale conversione, le quali non potranno evitare che le adesioni al cosiddetto comunismo, venute da tutta la melma delle classi medie per la convinzione che quello fosse l’erede delle funzioni camorristiche e di protezione esercitate prima dal fascismo, svaniscano al solo odore di pochi cents di dollaro, quando saremo giunti al punto decisivo.

Vedi anche l’articolo: «America»


Source: «Prometeo», n. 8 del 1947

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