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IL FILISTEISMO BORGHESE SI AVVENTA SUL CONGO


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Il filisteismo borghese si avventa sul Congo
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Il filisteismo borghese si avventa sul Congo

L’oscena incanata con la quale la stampa borghese internazionale, laburista e socialdemocratica, filo-americana e filo-cattolica, ha salutato l’impresa mercenaria dei paracadutisti belgi partiti dall’isola dell’Ascensione con la connivenza del governo inglese e lanciati su Stanleyville il mattino del 24 novembre per schiacciare ogni fremito d’indipendenza nel Congo, è degna di un regime sociale come quello capitalistico giunto alla sua fase di estrema decomposizione. Tutto ritorna qui a galla: il razzismo, l’ipocrisia dei «civilizzatori» verso «barbari», il bigottismo, la sufficienza dei ricchi verso i poveri, il tutto condito con la spudoratezza dell’«Occidente civile» in genere, USA in testa, già urlanti contro Ciombe [Tschombé] ed ora osannanti a lui (salvo a farsi lo sgambetto l’un l’altro come pare che la Francia di De Gaulle voglia fare al Belgio di Spaak), e con le platoniche dichiarazioni di «solidarietà» coi «ribelli», di Mosca, Pechino e Botteghe Oscure.

Ad esse si affianca la vigliaccheria dei capi degli stati africani sedicenti indipendenti. La protesta dell’imperatore d’Etiopia, del re del Marocco, e dei vari presidenti in sedicesimo del Ghana o della Tunisia, dell’Algeria o dell’Egitto, non può e non potrà nascondere i fatti nella loro verità nuda e cruda. E i fatti insegnano, ancora una volta, che come l’imperialismo ha potuto impunemente massacrare Lumumba all’insegna delle Nazioni Unite, così l’imperialismo può oggi massacrare i lumumbisti di Stanleyville, «malgrado» le platoniche proteste degli Hailé Selassié, Nasser, Bourghiba, e Ben Bella. I fatti insegnano che come il governo razzista del Sud Africa può rinchiudere i proletari negri nei campi di concentramento malgrado le proteste del Papa, della regina d’Inghilterra, così l’imperialismo può massacrare impunemente nell’Angola e nel Camerun, «malgrado le commissioni d’inchiesta» dell’ONU.

Il Camerun e l’Angola sono situati a nord-ovest e a sud-est del Congo. Tutta questa immensa regione è una sola polveriera. Che cosa hanno fatto, che cosa fanno i governi sedicenti indipendenti dell’Africa per venire in aiuto agli insorti di queste regioni? Di che cosa sono capaci, i capi del Kenya, del Sudan (direttamente confinante con la regione di Stanleyville e di Aketi), dell’Algeria, dell’Egitto? Da dove parte, e dove si ferma, il loro antimperialismo? A che cosa è servita la «eroica» decisione del governo egiziano di dirottare dal Cairo l’aereo di Ciombe, dal momento che Ciombe fa impunemente massacrare i lumumbisti congolesi, con l’aiuto del Belgio e dell’Inghilterra? Dal fatto che decine di Stati africani sedicenti indipendenti accolgono post festum, con una platonica protesta, l’intervento anglo-belga nel Congo, scaturisce una sola conclusione: il continente africano non è affatto indipendente; l’imperialismo ha balcanizzato l’Africa, come ha balcanizzato il Congo, per meglio dominarla.

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La giustificazione avanzata dal governo belga e dal socialdemocratico Spaak, secondo la quale i paracadutisti belgi sono intervenuti per salvare gli ostaggi bianchi dal massacro, nella sua infamia non è nuova. Ma nuova, sorprendente, e ancora più infame, è l’argomentazione con cui il governo russo e la stampa sedicente comunista (ad esempio «L’Unità») sostengono la loro «protesta», e secondo cui sarebbe falso che i lumumbisti di Stanleyville fossero disposti a liquidare gli ostaggi bianchi.

Agli uni e agli altri noi rispondiamo con le parole che Carlo Marx, a nome del Consiglio Generale dell’Associazione Internazionale dei lavoratori, buttò sul viso della borghesia europea, esultante per il massacro dei Comunardi parigini, il 30 Maggio 1871:
«Ma l’eccidio dei sessantaquattro ostaggi, fra i quali l’arcivescovo di Parigi, per opera della Comune! La borghesia ed il suo esercito avevano introdotto, nel giugno 1848, una consuetudine, da molto tempo abbandonata da ogni condotta di guerra: l’uccisione degli ostaggi inermi. Quest'uso brutale è stato d’allora in poi rimesso in vigore più o meno in ogni repressione di sommosse popolari in Europa e nelle Indie; con la qual cosa si volle provare che si trattava di un vero ‹progresso della civiltà›. D’altro canto, i Prussiani avevano richiamato in onore in Francia l’uso di prendere per ostaggi degli innocenti, che con la propria vita offrivano loro una garanzia rispetto alla condotta di altri. Quando Thiers ebbe rimesso in vigore, fin dal principio della lotta, l’umanitaria consuetudine di fucilare i prigionieri comunisti, per difendere la vita di questi prigionieri alla Comune non rimaneva che rifugiarsi nella consuetudine prussiana di far degli ostaggi. La vita degli ostaggi però era compromessa più che mai dall’incessante massacro dei prigionieri da parte dei Versagliesi. Come si poteva risparmiarli ancora più a lungo dopo il bagno di sangue col quale i pretoriani di Mac-Mahon celebrarono il loro ingresso in Parigi? Anche l’ultimo contrappeso alla barbarie insolente dei governi borghesi – la pena degli ostaggi – doveva diventare una semplice burla?» (Karl Marx, «Indirizzo del Consiglio Generale dell’Associazione Internazionale dei lavoratori sulla Guerra civile in Francia», 30 maggio 1871).

Da quando Marx scrisse queste parole, la «civiltà» borghese ha compiuto indubbiamente molti «progressi». Non solo la consuetudine prussiana di fucilare i prigionieri è stata adottata nel corso della seconda guerra imperialista da tutti gli eserciti, inglesi e russi, americani e tedeschi, ma il massacro indiscriminato è stato esteso a tutte le popolazioni civili, e la civiltà borghese ha difeso se stessa e i suoi sacri valori atomizzando e bombardando milioni di donne e di bambini.

E dopo tutto ciò, gli imperialisti belgi e inglesi si velano il viso per l’orrore di fronte ai cinquanta ostaggi fucilati dai lumumbisti di Stanleyville, mentre i dirigenti del Cremlino, e i loro accoliti si appellano alla pirateria internazionale dell’ONU, e giustificano gli insorti congolesi affermando che non era loro intenzione uccidere gli ostaggi?!?

Sulle «intenzioni» dei lumumbisti congolesi nessuno ha il diritto di pronunciarsi, né Kossygin, né Spaak, né l’ONU: nessuno ad eccezione di loro stessi. Quanto al resto, ebbene, signori, nel Congo la guerra divampa da quattro anni, da quattro anni almeno nel Congo i mercenari dell’imperialismo belga e del governo fantoccio Ciombe assassinano ostaggi e prigionieri militari e civili, donne e bambini. L’esercito lumumbista aveva tutto il diritto, se di diritto si vuol parlare, di applicare le stesse misure adottate dai suoi nemici.

Con Carlo Marx, quasi cent’anni dopo la Comune di Parigi, noi domandiamo. «Anche l’ultimo contrappeso alla barbarie insolente dei governi borghesi – la pena degli ostaggi – doveva diventare una semplice burla?»


Source: da «Il Programma Comunista» – 15 Dicembre 1964 – N. 23

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