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ANCORA SULL'ANGOLA
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Ancora sull'Angola
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Ancora sull'Angola
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Circa l'Angola, a puro titolo di informazione (e con tutte le riserve del caso), riportiamo quanto scrive «Relazioni Internazionali» sui due partiti oggi operanti nella lotta contro il colonialismo portoghese. Come in tutti i territori coloniali o ex-coloniali, le forze indigene sono guidate da partiti politici ora più ora meno radicali, cioè esponenti o di una borghesia moderata e incline al compromesso interclassista, o di strati sociali portati dalla loro situazione economica e politica ad un più o meno accentuato estremismo, ed è ovvio che a questi ultimi - avversi ai blocchi nazionali e popolari di marca stalin-kruscioviana - e non ai primi dovrebbero andare la simpatia e l'appoggio del proletariato rivoluzionario metropolitano, se esistesse oggi come forza -operante su scala diffusa:

«Due sono sostanzialmente i partiti che guidano oggi l'azione rivoluzionaria: il MPLA e l'UPA. Il MPLA («Movimento Popular de Libertaçâo de Angola») è un fronte di vari partiti locali, uniti su una base né tribale né razziale, presieduto da un giovane intellettuale laureato alla Sorbona, Mario De Andrade, il quale, dall'esilio di Conakry, dirige da anni la propaganda del Movimento. Questa si riassume nella lotta contro
«
i nemici diretti e concreti del popolo angolano, che sono i colonialisti portoghesi ed i loro agenti, i quali si servono di tutti i mezzi - violenza, assassinio, politica di forza senza scrupoli, astuzia, intrighi, forze militari, pressioni politiche ed economiche ed oscurantismo culturale - per mantenere la dominazione portoghese nell'Angola e per opprimere e sfruttare ancora il popolo angolano».

«Il MPLA si batte per un programma minimo, che prevede l'immediata creazione di un forte Fronte di Liberazione angolano, che abbracci tutti i partiti politici, tutte le organizzazioni di massa, tutte le formazioni militari, tutte le personalità dello Stato, tutte le organizzazioni clericali, tutte le nazionalità e stirpi dell'Angola, tutte le classi sociali africane, tutti gli angolani residenti all'estero, indipendentemente dalle loro concezioni politiche, dalle loro possibilità economiche, dal loro sesso ed età, con lo scopo:
a) di condurre una lotta senza quartiere per l'eliminazione dei regime coloniale portoghese e a tutte le sopravvivenze dei legami coloniali ed imperialisti e per l'immediata e completa indipendenza della patria;
b) di difendere ad oltranza gli interessi dei contadini e dei lavoratori, i due più importanti gruppi dello Stato, che costituiscono uniti la quasi totalità della popolazione dell'Angola;
c) di mantenere legami con tutte le forze progressiste del mondo e di ottenere la simpatia e l'appoggio di tutti i popoli alla causa della liberazione del popolo angolano.
»

(Notiamo come sia squallidamente... kruscioviano questo fronte di preti, sbirri, intellettuali a capo di contadini e operai).

«Questi obiettivi del Movimento sono sostanzialmente ripresi dall'UPA («Uniâo da Populaçâo de Angola»), la quale peraltro presenta un aspetto nettamente estremista; xenofoba e tribale, l'Unione, presieduta da José Gilmore, rappresenta un po' una forza di rottura violenta con il regime attuale, in favore dell'instaurazione di uno Stato decisamente in lotta contro Lisbona. Con il MPLA, l'Unione intrattiene buoni rapporti di collaborazione ma è sempre stata restia a concludere con esso e con gli altri minori partiti nazionalisti dell'Angola e delle altre colonie portoghesi, una totale fusione in un Fronte di liberazione.
Persino alla Conferenza di Casablanca, svoltasi dal 18 al 20 aprile, questo fronte non si è potuto realizzare, proprio a causa delle resistenze dell'UPA, decisa sempre più ad una lotta ad oltranza contro i «bianchi» e per nulla disposta ad associarsi ad un programma più possibilista quale quello del MPLA, che annovera tra le sue file alcuni intellettuali bianchi e intrattiene contatti con l'opposizione a Salazar
».

Source: «Il Programma Comunista», 19 settembre 1961, Anno X, N.17

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