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TESI SUPPLEMENTARI SULLE QUESTIONI NAZIONALI E COLONIALI
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Tesi supplementari sulle questioni nazionali e coloniali votate dal II Congresso dell'Internazionale Comunista - Mosca 1920
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Tesi supplementari sulle questioni nazionali e coloniali votate dal II Congresso dell'Internazionale Comunista - Mosca 1920
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Allo scopo di fornire ai compagni e ai proletari che seguono con interesse la nostra battaglia per il ristabilimento delle basi ideologiche e pratiche del movimento rivoluzionario marxista anche nel vitalissimo campo delle lotte di emancipazione dei popoli «coloniali», forniamo qui il testo integrale delle tesi votate al II Congresso dell'Internazionale Comunista, Mosca 1920.
Dopo le tesi generali votate al II congresso 1920 dell'Internazionale Comunista, (n. 20 di questo giornale), pubblichiamo le tesi supplementari approvate nella stessa sede
.

I) La fissazione esatta dei rapporti fra I.C. e movimento rivoluzionario nei paesi dominati dall'imperialismo capitalista, particolarmente in Cina, è una delle più importanti questioni del II congresso dell'I.C. La rivoluzione mondiale entra in una fase per la quale una conoscenza esatta di questi rapporti è necessaria. La grande guerra europea ed i suoi risultati hanno dimostrato molto chiaramente che le masse dei paesi assoggettati fuori di Europa sono legate in modo assoluto al movimento proletario europeo, e che è questa una conseguenza inevitabile del capitalismo mondiale centralizzato.

II) Le colonie costituiscono una delle principali sorgenti della forza del capitalismo europeo. Senza il possesso dei grandi mercati e dei granii territori di sfruttamento nelle colonie, le potenze capitalistiche di Europa non potrebbero mantenersi a lungo. L'Inghilterra, fortezza dello imperialismo, soffre di sovraproduzione da più di un secolo. È solo conquistando territori coloniali, mercati supplementari per la vendita dei prodotti di sovraproduzione, e fonti di materie prime per la sua crescente industria, che l'Inghilterra è riuscita a mantenere, malgrado i suoi oneri, il proprio regime capitalista. È mediante la schiavizzazione di centinaia di milioni di abitanti dell'Asia e dell'Africa che l'imperialismo inglese è giunto a mantenere finora sotto la dominazione borghese il proletariato britannico.

III) Il plusvalore ottenuto mediante lo sfruttamento delle colonie è uno degli appoggi del capitalismo moderno. Finché questa sorgente di utili non sarà soppressa, sarà difficile alla classe operaia di vincere il capitalismo. Grazie alla possibilità di sfruttare intensamente la mano d'opera e le sorgenti naturali di materie prime delle colonie, le nazioni capitaliste d'Europa hanno cercato non senza successo di evitare con questi mezzi la bancarotta imminente. L'imperialismo europeo è riuscito nella madrepatria a fare concessioni sempre più vaste all'aristocrazia operaia. Mentre cerca di abbassare il livello minimo di esistenza del proletariato importando merci prodotte con la manodopera più a buon mercato dai paesi asserviti, esso non arretra di fronte ad alcun sacrificio e acconsente a sacrificare parte del plusvalore nella madrepatria grazie al possesso di quello nelle colonie.

IV) La soppressione mediante la rivoluzione proletaria della potenza coloniale dell'Europa rovescerà il capitalismo europeo. La rivoluzione proletaria e la rivoluzione delle colonie devono convergere, in una certa misura, all'esito vittorioso della lotta. L'I.C. deve dunque estendere ancora il raggio della sua attività allacciando rapporti con le forze rivoluzionarie che sono all'opera per la distruzione dell'imperialismo nei paesi economicamente e politicamente dominati.

V) L'I.C. concentra la volontà del proletariato rivoluzionario mondiale. Suo compito è organizzare la classe operaia del mondo intero per l'abbattimento dell'ordine capitalista e l'instaurazione del comunismo. L'I.C. è uno strumento di lotta che ha per compito di raggruppare tutte le forze rivoluzionarie del mondo. La II Internazionale, diretta da un gruppo di politicanti e penetrata da concezioni borghesi, non ha attribuito alcun peso alla questione coloniale.
Il mondo non esisteva per essa che nei limiti dell'Europa. Non ha visto la necessità di collegarsi al movimento rivoluzionario degli altri continenti. Invece di fornire un aiuto materiale e morale al movimento rivoluzionario delle colonie, i membri della II Internazionale sono divenuti essi stessi imperialisti.

VI) L'imperialismo straniero che pesa sui popoli orientali ha impedito loro di svolgersi socialmente ed economicamente, simultaneamente alle classi d'Europa ed America.
Grazie alla politica imperialista che ha intralciato lo sviluppo industriale delle colonie, una classe proletaria in senso proprio è potuta sorgervi solo da poco, sebbene negli ultimi tempi l'industria artigiana indigena sia stata distrutta dalla concorrenza dei prodotti delle industrie centralizzate dei paesi imperialisti. Di conseguenza, la grande maggioranza del popolo è stata rigettata nella campagna e costretta a consacrarvisi al lavoro agricolo e alla produzione delle materie prime per l'esportazione. Ne è venuta di conseguenza una rapida concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani sia dei grandi proprietari terrieri, sia dello Stato. In tal modo, si è creata una massa poderosa di contadini senza terra. E la grande massa della popolazione si trova in uno stato di oppressione. Risultato di questa politica è che, là dove lo spirito rivoluzionario si manifesta, esso non trova espressione che nella classe media colta, numericamente debole.
La dominazione straniera inceppa il libero sviluppo delle forze economiche. Perciò la sua distruzione è il primo passo della rivoluzione nelle colonie: perciò l'aiuto dato alla distruzione del dominio straniero nelle colonie non è, in realtà, un aiuto al movimento nazionalista della borghesia indigena, ma l'apertura del cammino per il proletariato oppresso.

VII) Esistono nei paesi oppressi due movimenti che si separano ogni giorno più:
1) il movimento borghese-democratico nazionalista che ha un programma di'indipendenza politica e di ordine borghese;
2) quello dei contadini incolti e poveri e degli operai per la loro emancipazione da ogni specie di sfruttamento.
Il primo tenta di controllare il secondo, e v'è spesso riuscito in una certa misura. Ma l'I. C. e i partiti aderenti devono combattere questo controllo e cercar di sviluppare sentimenti di classe indipendenti nelle masse operaie delle colonie.
Uno dei più grandi compiti a questo fine è la formazione di partiti comunisti che organizzino gli operai e i contadini e li conducano alla rivoluzione e all'instaurazione della repubblica sovietica.

VIII) Le forze del movimento di emancipazione nelle colonie non si limitano al piccolo cerchio del nazionalismo borghese democratico.
Nella maggior parte delle colonie, esiste già un movimento socialrivoluzionario o partiti comunisti in relazione stretta con le masse operaie. I rapporti dell'I. C. con il movimento rivoluzionario delle colonie devono servire questi partiti o gruppi, perché sono l'avanguardia della classe operaia. Se oggi sono deboli, rappresentano tuttavia la volontà delle masse, e le masse li seguiranno nella via rivoluzionaria. I PC dei diversi paesi imperialisti devono lavorare in contatto con questi partiti proletari nelle colonie e prestar loro un aiuto materiale e morale.

IX) La rivoluzione nelle colonie, al suo primo stadio, non può essere una rivoluzione comunista, ma se sin dall'inizio la direzione è in mano di un'avanguardia comunista, le masse non saranno ingannate e nei diversi periodi del movimento la loro esperienza rivoluzionaria non farà che crescere. Sarebbe certo un errore voler applicare immediatamente nei paesi orientali, alla questione agraria, principi comunisti.
Nel suo primo stadio, la rivoluzione nelle colonie deve avere un programma comportante riforme piccolo-borghesi come la divisione della terra. Ma non ne deriva necessariamente che la direzione della rivoluzione debba essere abbandonata alla democrazia borghese. Il partito proletario deve invece sviluppare una propaganda possente e sistematica in favore dei Soviet, e organizzare i soviet di contadini e operai. Questi dovranno lavorare in stretta collaborazione con le repubbliche sovietiche dei paesi capitalisti avanzati per raggiungere la vittoria finale sul capitalismo nel mondo intiero.
Così le masse dei paesi arretrati, condotte dal proletariato cosciente dei paesi capitalisti sviluppati, arriveranno al comunismo senza passare per le diverse tappe dell'evoluzione capitalista.

Source: «Il Programma Comunista» - n. 21, 1961

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